Prima della fondazione

Storicamente l’attuale territorio diocesano era anticamente incorporato per la maggior parte nell’arcidiocesi di Torino, mentre una parte minore apparteneva prima alla diocesi di Asti e più tardi a quella di Mondovì.
Fossano è sede vescovile dal 15 Aprile 1592. Fu eretta a Diocesi con bolla pontificia “Cum Principatus Pedemontium…” di Papa Clemente VIII, dietro interessamento dei Duchi di Savoia Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I e per provvida mediazione del concittadino Giovanni Giovenale Ancina in quegli anni presente a Roma presso la sede dei Padri dell’Oratorio di San Filippo Neri alla chiesa di Santa Maria in Vallicella. Di questo suo interessamento sappiamo per ora assai poco eccettuato quanto lo stesso religioso, poi creato vescovo e destinato alla sede di Saluzzo dove morirà nel 1604, ne scrisse in alcune sue lettere che ancora si conservano in Fossano.
L’erezione della Diocesi di Fossano avvenne a breve distanza dalla chiusura del Concilio di Trento (1563) che intendeva promuovere la riforma cattolica, tra le altre molte iniziative, con la creazione di nuove diocesi e i loro vescovi obbligati alla residenza e con l’istituzione dei seminari, atti a preparare pastori buoni e dotti per le comunità cristiane.

Per la nuova diocesi di Fossano ebbe una parte notevole il popolo, allora rappresentato da autorevoli fossanesi che ricoprivano incarichi di responsabilità alla corte dei duchi sabaudi. I primi approcci incominciarono nel 1562, allorchè Emanuele Filiberto che ha rinsaldato il suo potere in Piemonte, soggiornando in Fossano, forse anche per compiacere alcuni dei suoi collaboratori di origine fossanese, conferisce a Fossano il titolo di “città” (1566) e decide di accedere alle richieste dei fossanesi di una propria sede vescovile.
Perdurando le guerre tra cattolici e protestanti, il Duca Emanuele Filiberto si preoccupò dell’unità della fede nel suo Stato. I Valdesi ed i Calvinisti premevano da Centallo e Busca, il Vescovo di Torino non si curava di Fossano, la pratica religiosa era in decadenza, il clero non istruiva il popolo, le Confraternite erano in conflitto tra loro, dominavano la magia, i soprusi e l’usura.

Emanuele Filiberto, persuaso dai consigli dell’abate benese Giovanni Botero, si convinse che, per la pacificazione ed il rinnovamento morale del suo popolo, fossero determinanti la predicazione e l’azione pastorale di vescovi zelanti. Pertanto , dopo aver conferito con il Vescovo di Mondovì, sollecitò l’erezione della cattedra vescovile in Fossano da parte di Papa Pio IV, zio del Cardinale Carlo Borromeo.

La fondazione di un Vescovado comportava, a quei tempi, grandi difficoltà anche di tipo economico. Occorrevano rendite sicure per garantire la dignità ed il decoro del futuro vescxovo. Il vescovo designato dal Duca, il prevosto di Levaldigi Mons. Costantino Porporato, offrì il suo cospicuo patrimonio, così come i nobili Gian Michele Bava ed il nipote Giulio Bava consignori di Cervere con beni sul Famolasco, oltre alla stessa amministrazione della comunità fossanese con beni a Gerbola e nell’Oltrestura in località Piambosco – Loreto.

Morì il primo pastore designato, i Duchi presentarono il secondo: Giovanni Bagnasacchi, poi il terzo, il fossanese Giorgio Baratta, non desistendo dal proposito di vedere Fossano sede vescovile.
Risolti finalmente i problemi economici, si moltiplicarono i contatti con l’Arcivescovo di Torino, con il vescovo di Asti, con i Canonici di S. Maria della Piazza, con il Consiglio Comunale di Fossano per concordare quale sarebbe stato il territorio della Diocesi. E’ una favola che per la costituzione della diocesi si sia adoprato papa Pio V ,il quale, allorché era vescovo a Mondovì non volle che il suo territorio diocesano, neppure nelle parti più vicine a Fossano, come Benevagienna, Trinità e Sant’Albano Stura, venisse scorporato a favore della nuova diocesi.

A costituire il territorio vennero destinate le terre del Comune di Fossano, Cervere, Genola, , Vottignasco, Villafalletto, Tarantasca, Busca, Castelletto di Busca, Passatore, Ronchi, San Benigno, Madonna dell’Olmo, Lemma, Cervasca, Vignolo, (che appartenevano all’archidiocesi di Torino) Levaldigi, Salmour, Vernante e Limone (che erano parte della diocesi di Asti).

Il Duca di Savoia Carlo Emanuele I presentò per la nomina pontificia il primo pastore di Fossano nella persona di Camillo Daddei, monregalese, trasferito dalla sede episcopale di Brugnato in Liguria. Fece il suo ingresso solenne il 6 Settembre 1592.
Ebbe così inizio la serie dei vescovi fossanesi. I primi 13 furono tutti intenti ad applicare il Concilio di Trento. La visita apostolica del 1583 di Mons. gerolamo Scarampi aveva constatato sul territorio fossanese una grande decadenza dottrinale, morale e nei luoghi di culto. Premura dei vescovi fu di spendersi nella predicazione e nelle Visite pastorali, raccogliendone i frutti in celebrazioni di Sinodi, insistendo nella cura del Seminario per la formazione spirituale e culturale del clero. Tutte le Visite pastorali ed i Sinodi hanno documentazione accurata nell’archivio della curia Vescovile.

Tra le figure di presuli che meritano di essere ricordati con mons. Camillo Daddei , il quale peraltro celebrò il primo sinodo, figurano mons. Tomaso Biolato (1605-1620), mons. Federico Sandri Trotti (1627-1646), che fu definito ”il vescovo per eccellenza” e celebrò il secondo sinodo, mons. Clemente Trotti (1658-1675), mons. Maurizio Bertone (1678-1701) che costruì l’attuale vescovado, mons. Carlo Giuseppe Morozzo (1762-1799) che eresse la nuova cattedrale (inserire foto quadro in Vescovado), mons. Luigi Fransoni (1821-1836), mons. Emiliano Manacorda (1872-1909), mons. Quirico Travaini (1919-1934), mons. Dionisio Borra (1943-1963), mons. Giovanni Dadone (1963-1980), mons. Severino Poletto (1980-1990), attuale cardinale arcivescovo di Torino, Mons. Natalino Pescarolo vescovo della diocesi di Cuneo (1990- 2005), mons. Giuseppe Cavallotto (2005-2015) fino a giungere all’attuale mons. Piero Delbosco.