Il beato Oddino Barotto

Oddino BarottiVari autori si sono occupati di scrivere notizie su Oddino Barotto (o Barroto) a cominciare dal cronista Pietro Barotto nel ‘500, al canonico Giovanni Negro, primo storico fossanese, all’abate Giuseppe Muratori, tra la fine del ‘700 ed i primi dell’800, a molti altri autori, soprattutto in occasione della sua beatificazione, avvenuta il 21 luglio 1808 ad opera di Pio VII.

Nacque l’Oddino Barotto nella casa di famiglia, posta nell’attuale via Garibaldi al n. 5, da Giacomo e da Caterina (nessun storico fossanese ci ha tramandato altre notizie circa i suoi genitori) il 7 luglio del 1334. Poco sappiamo dei suoi anni giovanili e forse suo unico maestro fu il parroco di san Giorgio, nel cui distretto parrocchiale si trovava la casa dei Barotto; più tardi vestì l’abito chiericale, e, a vent’anni, fu ordinato suddiacono e, prima ancora di essere sacerdote, venne eletto canonico nella collegiata di s. Maria e s. Giovenale; nel 1358 venne consacrato sacerdote e destinato dal vescovo di T orino a reggere la parrocchia di s. Giovanni in Fossano. Qualche tempo dopo, resasi vacante la dignità di prevosto della collegiata di s. Maria e s. Giovenale, il Vescovo di Torino ed i canonici del Capitolo furono concordi nel scegliere il Barotto come il più degno a ricoprire tale incarico. Incarico che egli tenne con molto zelo pastorale ed indiscussa pietà cosicché suscitò un vivo rammarico la sua successiva decisione di rinunciare alla carica per andare pellegrino in Terrasanta: il viaggio, tra l’altro, ebbe a protrarsi ben oltre il previsto perché il Barotto fu imprigionato dai Turchi e soffrì non poche sofferenze. Liberato infine dalla prigione e ritornato in patria, aderì al terz’ordine francescano, come pare confermato da numerosi dipinti antichi, ora non più conservati lo ritraevano vestito con il saio dei seguaci del Poverello di Assisi. Era il 1372 quando il beato partì per il suo pellegrinaggio in Terrasanta e fu tra il 1380 ed il 1382 che egli riuscì a ritornare in Fossano, ancorché affermi il Caramelli che lo stesso sarebbe indicato come prevosto ancora nel 13 7 5; questo farebbe infatti supporre che egli sia partito per il suo pellegrinaggio in Terrasanta soltanto in quel periodo e rientrato magari qualche anno più tardi. Certo è che, al suo rientro, si occupò attivamente della costruzione di un ospedale per gli infermi poveri per conto della confraternita del Crocefisso, poi di un gruppo di quattro chiesette periferiche rispetto al centro cittadino, quasi a porle come sentinella ai quattro punti cardinali all’esterno delle mura (s. Lazzaro, s. Bernardo, s. Stefano e s. Pietro); infine, all’incirca nel 1395, il Barotto venne nuovamente chiamato a ricoprire l’incarico di prevosto della collegiata; fu in questa sua veste, e quale procuratore del Capitolo, che egli si accinse ad una sistemazione (se non alla ricostruzione) della chiesa collegiata e dell’adiacente massiccio campanile che, benché rimaneggiato nel ‘600, è ancora quello che tuttora si vede di fianco alla bella costruzione neoclassica, progettata dal Quarini sul finire del ‘700.

Aveva quasi concluso la sua opera, e si era sul finire del 1399 , quando il nostro territorio fu colpito dal flagello della peste: il prevosto Barotto fu instancabile nella assistenza agli ammalati senza badare a se stesso e fu così che venne colpito dal male. Morì in Fossano, probabilmente il 7 luglio del 1400 (altri vorrebbero il 21 luglio) e venne sepolto nella sua chiesa collegiata, presso il primo altare di sinistra, altare che fu ben presto meta di pellegrinaggi di quanti ne avevano ammirata la santità di vita ed a lui si raccomandavano come ad un taumaturgo.

Il beato Giovenale Ancina

Non sembri fuori luogo fare qui un cenno sul beato Ancina, per la importanza che la sua figura ebbe nella vita della chiesa fossanese e per l’attività fondamentale ed insostituibile che egli svolse a Roma per sollecitare la costituzione della nostra diocesi. Egli nacque in Fossano il19 ottobre del 1545, e la sua casa paterna era posta in borgovecchio sul sito dove ora sorge la chiesa di san Filippo.

Compì da Giovenale Ancinagiovane i suoi studi a Montpellier, a Mondovì ed a Torino dove si addottorò in Medicina e Filosofia, completando poi a Padova la sua preparazione universitaria. Fu poi chiamato come lettore nell’università torinese. Nel 1572 però abbandonò la sua carriera di insegnante e si recò a Roma dove si dedicò allo studio della teologia ed entrò nella Congregazione dell’Oratorio, fondata da san Filippo Neri. In questo periodo romano pose mente ad una interessante attività musicale, quale compositore e raccoglitore di “laudi” che in parte furono da lui pubblicate nel volume Tempio armonico della B.V. Maria, edito a Roma dal Muzio nel 1599.

La sua attività nella Congregazione dell’Oratorio lo portò ad operare anche per diversi anni a Napoli, mentre a Roma si era adoprato a più riprese a favore delle confratemite fossanesi, come testimoniano alcune sue lettere.
Come già abbiamo avuto modo di dire, sempre a Roma il suo interessamento per la favorevole conclusione della pratica per la costituzione della diocesi fossanese fu essenziale, anche se tutto questo venne, per molto tempo, del tutto trascurato e soltanto in tempi recenti ne è stata sottolineata l’importanza.

Più volte designato vescovo senza che egli accettasse; per obbedienza accettò nel 1602 la nomina alla diocesi di Saluzzo. Il 27 ottobre di quell’anno, su invito del secondo vescovo della diocesi, mons. Pietro Leone già designato ma non ancora giunto in sede perché trattenuto altrove dai suoi precedenti incarichi, mons. Ancina giunse a Fossano, dopo trent’anni di assenza dalla sua città di nascita, e vi si trattenne per alcuni mesi, fino al marzo dell’anno successivo. Volle alloggiare nel convento di San Francesco e subito si diede a predicare al popolo in cattedrale, tenne alcune solenni funzioni pontificali, si adoprò per comporre antichi dissidi che da tempo correvano tra diverse famiglie fossanesi.
Il 6 marzo del 1603 prese possesso della diocesi saluzzese in cui si fece subito notare per la sua pietà e lo zelo pastorale.

Morì il 31 agosto del 1604, tra il generale compianto di saluzzesi e fossanesi. Nel 1890 poi il papa Leone XIII lo ascriveva tra i beati, fissando la sua festa appunto al 31 agosto.

Non dispiacerà a chi legge di sapere che, morto il vescovo Camillo Daddei, la Città di Fossano, tramite i suoi sindaci, nell’informare le autorità sabaude del decesso, chiese espressamente che la dignità vescovile fosse concessa proprio a “Padre Giovenale Ancina” oppure a Angelo Saluzzo, commendatore di Sant’Antonio Abate, come si può leggere in una lettera conservata nell’ archivio comunale.

La vita e l’opera del can. Giovanni Negro

Nel parlare degli ultimi due vescovi, già abbiamo avuto modo di ricordare l’importanza dell’azione svolta tra noi dal can. Giovanni Negro e ci sembra opportuno introdurre qui qualche cenno sulla sua figura e sulla sua attività in diocesi. Nacque il Negro nel 1608 e, compiuti i suoi studi, si avviò ben presto a ricoprire importanti incarichi e ad assumere gravose responsabilità nella conduzione della gestione della diocesi. Fu anche professore presso l’Università di Torino. 1113 aprile del 1640 venne provvisto del beneficio di “canonico penitenziere” e così all’età di 32 anni già lo troviamo investito di un incarico importante e ben presto, in solidale amicizia con Giovenale Boetto, di cui si avvalse come architetto in svariate occasioni; allo stesso concesse di ritrarlo in un bel ritratto collocato come ami porta in uno degli opuscoli pubblicati dal Negro a documentazione di alcune iniziative intraprese e da lui stesso volute e realizzate. Per tutto il resto della sua vita egli si dedicò ad un lavoro instancabile in città ed in diocesi, sia come Vicario capitolare per ben due volte, in occasione della vacanza della sede vescovile, sia come Vicario generale di due Vescovi che lo vollero tra i loro più diretti ed immediati collaboratori, sia infine come confratello della confraternita della SS. Trinità ed amministratore dell’Ospedale Maggiore da questa fondato. Per dare un profilo sia pure incompleto di questa poliedrica figura di sacerdote, che tanta parte ebbe nella vita sia ecclesiastica che civile fossanese del ‘600, cercheremo di ricordare per cenni la sua attività di scrittore, di fondatore di istituti benefici, di collaboratore del suo vescovo, di propugnatore di iniziative diverse.

Uomo di grande cultura e probabilmente predicatore assai richiesto nelle parrocchie della sua diocesi, comprese tra i primi l’importanza della ricerca e della documentazione storica e, pur mancando di preparazione storica specifica e senza l’aiuto di un lavoro di sintesi a lui precedente, si accinse a raccogliere memorie e notizie concernenti la sua città; notizie che pubblicò nel volume dal titolo Vita e miracoli del glorioso s. Giovenale … edito a Torino nel 1650 dal tipografo Gian Giacomo Rustis.
In quel periodo già era legato da una solida amicizia con Giovenale Boetto, suo illustre coetaneo che per il Negro delineò a bulino ed acquaforte la pagina frontespizio del volume ed una tavola interna raffigurante lo stemma di Fossano.

Passarono tredici anni senza che il nostro pubblicasse altri scritti ed erano anni in cui egli era fortemente impegnato nel suo ministero di sacerdote e nell’attività benefica come vicario capitolare e poi come vicario generale. Però nel 1663, avendo fondato un ospizio ed un monastero, pubblicò a Cuneo, presso Bartolomeo Strabella un volumetto intitolato Relatione dell’ origine, stabilimento, progresso, costirutioni e regole de nOlii Monasteri delle Monache di S. Clara, et orfanelle, e dell’Hospitio de Pellegrini ecclesiastici della città di Fossano fondati, dotati e provisti dal signor Giovanni Negro … Anche questa volta l’amicizia tra il Negro ed il Boetto ebbe modo di esternarsi con l’inserimento nel volume, come antiporta, di una acquaforte recante il ritratro del can. Negro. Passavano altri diciassette anni ed il Negro rornò ad occuparsi di libri, procurando la ristampa dell’operetta in versi Affricanus Amistes, seu d. ]uvenalis africani pritni Episc. Narniensis … del braidese Tommaso Operti.

Ben maggiore importanza ebbe la sua attività benefica: l’Ospedale Maggiore e la Confraternita della SS. Trinità furono ripetutamente oggetto di sue particolari cure. In lavori di adattamento e di sistemazione dei locali dell’Ospedale, allora ancora situati nella vecchia sede dell’attuale via Ancina, il can. Negro spese parte del suo patrimonio e l’amministrazione dell’Ospedale gli dedicò una lapide che, trasferitosi nel ‘700 il nosocomio alla sede attuale, venne pure essa spostata ed ancora oggi è possibile leggere.

Parimenti, il Negro aveva notato come mancasse in Fossano un ospizio che potesse dare ricovero ed educazione alle orfane prive di parenti in grado di provvedere a loro. Fondò quindi l’Orfanotrofio Femminile con la collaborazione della famiglia Felissano e lo affiancò al Monastero di santa Chiara, pure da lui fondato, perché le monache avessero cura delle orfane.
Il complesso edilizio di monastero ed orfanotrofio sorgeva sull’area compresa a sud della piazza Castello tra la piazza stessa, la attuale via Lancimano ed i bastioni. A questi due istituti affiancò poi un ospizio che desse ricovero temporaneo ai religiosi che transitavano a Fossano andando pellegrini verso Roma ed ai santuari più celebri in quel tempo.
Pure la vecchia cattedrale fu oggetto delle sue cure e numerosi lavori si intrapresero per sua iniziativa.

Mentre con i vescovi Nicola Dalmazzo e Clemente Ascanio T rotti collaborava alla riorganizzazione della vita ecclesiastica in diocesi, nel 1651 diede impulso all’introduzione in Fossano dei padri dell’Oratorio e iniziò la costruzione della primitiva chiesa di san Filippo Neri; ai filippini legò, morendo, la sua ricca biblioteca. Moriva infatti il 24 novembre del 1681, come è testimoniato da un documento, conservato presso l’archivio capitolare.

I cardinali Beltrami e Pellegrino e tanti altri illustri personaggi

Due sacerdoti diocesani che, per i loro meriti e le loro capacità, hanno percorso tutto l’iter della gerarchia fino alla dignità della porpora cardinalizia.

Mons. Giuseppe Beltrami era nato in Fossano, precisamente in Borgo Sant’Antonio, il 17 gennaio 1889. Compiuti i suoi studi nel nostro Seminario ed ordinato sacerdote il 5 marzo 1916, fu prima vice Rettore del Seminario e poi Rettore del santuario di Cussanio; si laureò successivamente in diritto canonico a Roma ed in seguito si era avviato alla carriera diplomatica nella curia romana, nominato minutante alla Segreteria di Stato, quale collega di don Giovanni Battista Montini, che sarà poi papa Paolo VI. Nominato vescovo il 20 febbraio del 1940 e destinato al servizio diplomatico, fu Nunzio in Guatemala ed El Salvador, poi in Colombia, quindi in Libano ed infine in Olanda dove rimase dal 1959 all’inizio del 1967. Il 28 maggio del 1967 venne elevato dal papa Paolo VI, che lo conosceva da anni, alla dignità cardinalizia contemporaneamente a padre Michele Pellegrino ed il conferimento della insegna di cardinale avvenne in piazza san Pietro proprio il 29 giugno di quell’anno. Negli ultimi tempi la sua venuta a Fossano si ripetè quasi ogni anno; morì a Roma, colto da una improvvisa embolia, il14 dicembre 1973 e, per suo espresso desiderio, venne poi sepolto nel duomo fossanese a fianco dell’altare di san Giovenale.

Altro illustre figlio della nostra diocesi è stato padre Michele Pellegrino. Nato a Ruata Chiusani il 25 aprile 1903, Michele Pellegrino entra in seminario a Fossano nel 1913, seguendo con profitto gli studi e dimostrando spiccata propensione per le materie umanistiche. Durante il corso liceale, avrà come insegnante don Giuseppe Belrrami, poi creato cardinale assieme a lui.

Viene ordinato sacerdote da Mons. Travaini il 19 settembre 1925 e nel 1929 si laurea in lettere all’Università Cattolica di Milano; avviatosi agli studi patristici, nel 1931 si laurea in Teologia a Torino e nello stesso anno è nominato canonico della nostra Cattedrale. Dal 1929 al 1933 è direttore spirituale nel seminario di Fossano e dal novembre 1933 è vicario generale della nostra diocesi mentre da diverso tempo è anche presidente della giunta diocesana di Azione cattolica. Il 22 marzo del 1934, alla morte del vescovo Travaini, viene nominato vicario capitolare e così, in stretto contatto con il suo antico insegnante del liceo, Mons. Beltrami, può perorare presso papa Pio XI la causa della diocesi fossanese. Il 15 dicembre 1934 ha la gioia di comunicare ai suoi diocesani la nomina del nuovo pastore nella persona di Mons. Angelo Soracco, il quale vorrà avvalersi della sua opera e collaborazione come vicario generale; poco dopo diviene direttore de La Fedeltà, incarico che terrà fino al 1941. Dal 1938 inizia la sua attività di docente all’università di Torino che svolgerà fino al 1965. Il 18 settembre 1965 viene chiamato da Paolo VI come successore del Card. Fossati sulla cattedra di san Massimo.

L’ordinazione episcopale ha luogo a Fossano il17 ottobre successivo e l’ingresso nell’arcidiocesi torinese il 2l novembre di quell’anno. Il 2l maggio 1967 è elevato alla dignità cardinalizia assieme ad un vescovo polacco di nome Karol Wojtyla, poi papa Giovanni Paolo Il. Non è qui il luogo per tracciare il profilo dell’attività episcopale svolta a Torino dal 1965 al 27 luglio 1977, allorché rinuncia al governo pastorale della arcidiocesi torinese per ritirarsi nella casa parrocchiale di Vallo Torinese. Nel gennaio 1982 un ictus cerebrale lo colpisce costringendolo praticamente all’immobilità; muore all’Ospedale Cottolengo di Torino il IO ottobre 1986 all’età di oltre 83 anni e, per suo espresso desiderio, viene sepolto a Roata Chiusani a fianco dei suoi genitori, il 14 ottobre 1986.
Altra figura illustre della nostra diocesi fu padre Giacomo Alberione, fondatore della Pia Società San Paolo di Alba, che nacque a San Lorenzo di Fossano il 4 aprile 1884 e che con le sue opere e congregazioni è presente in 22 nazioni sparse in ogni parte del mondo. Don Alberione morì poi a Roma il 26 novembre 1971 all’età di 87 anni.
Ma quante altre figure di zelanti sacerdoti meriterebbero uno spazio in queste note per l’apporto di iniziative dato alla nostra diocesi ed a tutta la chiesa. Tra i primi ricordiamo soltanto qualche nome scelto tra coloro che in tempi recenti ci hanno lasciato: così come dimenticare le figure del can. Stefano Gerbaudo (per anni Direttore spirituale in Seminario e fondatore delle Missionarie Laiche Diocesane), il can. Antonio Gazzera (per tanti anni insegnante autore di testi di spiritualità e direttore spirituale in Seminario), Mons. Giorgio Canale (per 22 anni rettore del seminario e vicario generale per 25 anni della Diocesi), don Francesco Chiaramello, (fondatore ed intelligente guida per tanti anni della editrice “Esperienze”), don Giorgio Martina, (intelligente e capace direttore de La Fedeltà per più di 25 anni), don Mario Picco, che è stato in questo ultimo periodo saggia guida di tanti giovani e rettore del seminario diocesano, il can. Piero Damilano, musicologo di fama internazionale e per decenni organista della Cattedrale.

Quante sono poi state le figure illustri che da Fossano sono partite per servire la Chiesa nelle missioni in località lontane! Bastino per tutti alcuni nomi quali quelli dei vescovi Gabriele e Filippo Perlo e Carlo Cavallera, missionari della Consolata.