Nel medio Evo, a pochi metri dall’attuale costruzione in fraz. Boschetti a Fossano, c’era una chiesa detta “san Giacomo di Ricrosio”. In funzione fino al Settecento, si trovava su una antica strada romana, uno dei cammini per san Giacomo di Compostella. Tale chiesa era un “posto tappa” per i pellegrini. L’inizio della nostra chiesa è legato al cammino, al creato, alla ricerca spirituale, all’ospitalità.

Verso la fine del 1500 viene costruito un pilone, dedicato a Maria. Lo vediamo nel muro dell’abside. Ci mostra una Madonna “abbronzata” e un po’ “robusta”. La modella era sicuramente una contadina del posto, che lavorava nei campi, bruciata dal sole. Ci mostra la concretezza di Maria: una donna come tante. Grande per la sua fede. E qui Maria si sta curando di due bimbi: Gesù e Giovanni Battista. Con le mani dice la sua attenta e delicata cura per i bimbi. Ricorda a tutti noi che ora Maria si cura di noi, suoi figli.

Passano ancora due secoli, e arriviamo al 1740. In Europa scoppia la guerra di successione austriaca e anche il Piemonte  entra in guerra. Nel 1744 c’è una battaglia cruenta  a Madonna dell’Olmo. I piemontesi, sconfitti, si ritirano e si fermano proprio nelle vicinanze di Fossano. Scoppia la peste, in particolare la peste bovina. Soltanto questa zona non viene toccata. Si grida al miracolo e si attribuisce al pilone il potere di tale miracolo. La gente inizia a venire in pellegrinaggio. E in due anni si costruisce l’attuale chiesa, proprio attorno al pilone miracoloso. E si prega soprattutto perché la Madonna protegga dalla peste bovina. Si affida, cioè, alla Madonna il lavoro e il bestiame.

Ecco gli elementi della storia: il cammino, la ricerca spirituale, l’amorevole cura di Maria, la protezione del lavoro e degli animali.

Riprendendo questa ricca storia abbiamo pensato di dedicare questa chiesa al creato, alla cura dell’ambiente. Dedicandola a Maria Regina del creato.

Attorno alla chiesa una nuova piazza con un arredo particolare: le statue tipiche dei camminatori di san Giacomo di Compostella. Proprio qui vicino passava l’antica via romana, antico cammino per San Giacomo di Compostella. A partire da questa piazza stiamo realizzando un nuovo cammino, chiamato “Sentiero dell’anima”, che porta alla cappella di san Michele. Un cammino non solo per il corpo, ma anche per la cura della spiritualità. Un’occasione per riflettere sugli aspetti fondamentali della nostra esistenza: i ricordi, gli affetti, le scelte, i sogni, le ferite. E mantenerci in cammino.

L’alpinista Nives Meroi dice di essere “le montagne che non ha scalato”. Bellissimo: lei è in attesa di una cima che non ha ancora scalato e questa attesa riempie la sua vita. Così noi tutti siamo definiti dai nostri sogni, dalle nostre attese, dai nostri progetti. Siamo ciò che non siamo ancora. Perché tutti serbiamo in cuore abbracci dolci che non abbiamo ancora dato, scoperte che non abbiamo ancora fatto, gesti che non abbiamo ancora compiuto, sorrisi che non abbiamo ancora regalato, libri che non abbiamo ancora letto, torte che non abbiamo ancora cucinato…

E allora partiamo con queste attese in cuore. Quale cima mi manca? Quale gesto affettuoso potrei fare verso mia moglie o mio marito? Quale lato del mio carattere potrei migliorare? Quale aspetto del mio lavoro potrei cambiare? Quale servizio a questa città o a questa Chiesa potrei offrire? Quale cosa dovrei perdonarmi?