Tra petizioni e negozi di antiquariato

Aspettando la condivisione degli esiti del questionario circa la recezione del documento frutto del Sinodo straordinario sulla Famiglia dello scorso ottobre, è possibile registrare sia in Italia che all’estero, un effettivo approfondimento del dibattito: il racconto dei Vescovi che hanno preso parte all’assise (poche settimane fa a Fossano mons. E. Solmi per i presbiteri delle Diocesi del cuneese), convegni o giornate di studio, pubblicazioni di testi con evidenziate possibili vie di soluzione ai problemi più controversi, articoli di esperti e interviste in particolare a Vescovi europei, americani e africani apparse su quotidiani e riviste, l’avvio di alcuni blog in Internet.

Lo stesso Papa Francesco col suo stile “frizzante”, nelle omelie mattutine, nelle catechesi del mercoledì e in alcuni gesti (l’ultimo in ordine di tempo la decisione  di indire un Giubileo straordinario della Misericordia proprio all’indomani della chiusura del Sinodo), pare voler tenere desta l’attenzione sui temi che toccano il matrimonio e la famiglia, in linea con l’auspicio da lui stesso formulato indicando “un anno per maturare con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare” (Papa Francesco, Discorso conclusivo, 18 ottobre 2014).

Tuttavia, come già avvenuto prima e dopo il dibattito sinodale, anche in questo periodo di transizione non mancano resistenze e paure a raccogliere le “sfide” che toccano la famiglia, e che si possono riscontrare qua e là nel web e sulla carta stampata.

In particolare si sta verificando un fenomeno curioso, che se da una parte ha la capacità di aggregare ecclesiastici e pie associazioni laicali, dall’altra rivela un tentativo di arginare il dibattito sinodale, perché, si dice, esposto a gravi pericoli; mi riferisco all’esercizio delle “petizioni online”, veri e propri appelli da sottoscrivere, e indirizzati sia al Papa che ai Padri Sinodali, contraddistinti dal medesimo vocabolario, obiettivi comuni e stesse preoccupazioni, che, arrivati a questo punto, paiono ossessioni.

«Santità, alla luce delle informazioni veicolate in occasione dello scorso Sinodo […] constatiamo un generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio – in seguito all’accesso all’Eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente – e perfino una virtuale accettazione delle unioni omosessuali» (http://www.fondazione-lepanto.org/supplica-filiale-santo-padre/).

«Noi desideriamo – scrivono 461 preti dell’Inghilterra e del Galles – come preti cattolici, riaffermare la nostra incrollabile fedeltà alla dottrina tradizionale relativa al matrimonio e al vero significato della sessualità umana, fondati sulla Parola di Dio e insegnati per due millenni dal Magistero della Chiesa» (http://www.aleteia.org/it/religione/news/lettera-500-preti-inglesi-sinodo-famiglia-matrimonio-comunione-divorziati-risposati-5213482093903872).

«Dalla profonda convinzione della nostra fede maturata nel seno della vita e dell’insegnamento della Chiesa, rivolgiamo questo nostro Appello ai Padri sinodali perché con le loro risoluzioni confermino la dottrina certa e immutabile dell’indissolubilità  del Matrimonio cristiano, annunciandone tutta la Bellezza, e nella doverosa ricerca di nuove forme pastorali più rispondenti alle esigenze del nostro tempo – con particolare attenzione alla cura delle famiglie ferite – non tralascino la coerenza dottrinale con cui garantire il bene dell’indissolubilità secondo lo stesso senso e la stessa portata che gli sono attribuiti dal deposito della fede» (http://synodappeal.org/).

Al di là dei contenuti, a mio modesto parere, è lo stile proposto da queste personalità a fare problema, in quanto per riprendere una bellissima canzone di Niccolò Fabi, sembrano voler rintracciare i fondamenti del matrimonio, al modo della ricerca di “un negozio di antiquariato in via del Corso”.

Scrive il cantante: “Non si può cercare un negozio di antiquariato in via del Corso. Ogni acquisto ha il suo luogo giusto e non tutte le strade sono un percorso”.

Bellissimo! Come è anomalo trovare un negozio di oggetti antichi o da collezione in un centro commerciale o nella via principale della città, allo stesso modo l’origine di un amore di un uomo per la sua donna, non può abitare in centro città! Agli inizi percorre leggero viale Mellano, poi spensierato via Roma, ma ben presto si incammina in vicoli, viuzze e traverse, e si allontana, si mette in movimento, prende forma altrove! E’ senza uscita la strada intrapresa da coloro che per cogliere il momento sorgivo del matrimonio si illudono di isolarlo in un punto preciso, perché ciò che è prezioso come l’amore vero, sfugge al possesso e può solo essere ricevuto in dono.

“Raro è trovare una cosa speciale nelle vetrine di una strada centrale”, grandiosa profezia dell’invito di Papa Francesco all’uscita “verso le periferie dell’esistenza”, dove si gioca l’origine e il destino di ogni coppia, di ogni famiglia, cioè non nell’ipocrisia di una vetrina e dei suoi bagliori ma nella concretezza di una storia, segnata da gioia e dolore, resistenza e resa, partenze, ritorni e non più ritorni, pena ostinarsi a “cercare l’ombra in un deserto o stupirsi che è difficile incontrarsi in mare aperto”, in altre parole, vivere di astrazione e autoreferenzialità.

Continua il cantante: “Per ogni cosa c’è un posto ma quello della meraviglia è solo un po’ più nascosto”. Già, proprio la meraviglia pare essere la grande assente nelle riflessioni di chi vorrebbe trincerarsi a difesa di un sistema chiuso e logico, dove la sola preoccupazione resta quella di ribadire in maniera forte e chiara i concetti, per poi far derivare le conseguenze.

Difendere conquiste fin qui assodate come se fossero migliori perchè tradizionali (“si è sempre fatto così” però non è un verso tipico né dei cristiani, né degli artisti!), dimenticandosi invece di averle già un tempo elaborate e non semplicemente ricevute come pezzi di antiquariato, non è Tradizione cattolica.

“Il tesoro è alla fine dell’arcobaleno che trovarlo vicino nel proprio letto piace molto di meno”, come a ricordarci che il bene prezioso di ogni storia d’amore non sta in un cielo “tutto bello” come direbbe Francesco, ma è qui, è alla nostra portata, sovente dove meno ce lo aspettiamo; a volte ha 7 colori e molte altre solo 1 o 2, ma chiede ugualmente di essere riconosciuto dalla comunità cristiana, sostenuto e apprezzato. Di questo abbiamo bisogno, e con fiducia attendiamo, senza chiedere una sola firma.