Condivido questa intensa riflessione di un caro amico, maturata durante la preghiera di Adorazione Eucaristica che una volta al mese viene proposta.

Come può la sofferenza offrire ricchezza.

Sembra un controsenso, ma non lo é.

Chi ha avuto situazioni di disagio, non tanto fisico ma spirituale, comportamentale, credo possa capire il senso del mio scrivere.

Ogni cosa, per goderla, richiede un percorso che impegna soprattutto la mente, le nostre convinzioni, la nostra speranza che ogni sforzo verrà premiato.

Quale sarà la ricompensa, non importa. Bisogna provare e reagire facendo forza su se stessi, su chi hai accanto e, ovvio, ma non banale, sul credere che, in ogni caso, non siamo mai soli, perché soprattutto  nella sofferenza, Lui c’è e ci sorride, ascolta, suggerisce, lasciandoci il libero arbitrio.

Le cose facili, tutti son capaci a farle.

Quelle difficili costano impegno e fatica, quanta fatica a volte, per evitare di essere invasi da cattivi pensieri, dalla “non speranza”. Cammini che possono seguire varie strade. Ognuna deve avere come prima regola il rispetto per se stessi e la fiducia che non siamo al mondo per fare i pelandroni oppure occuparci solo della materialità della Vita, che se pur piacente, lascia il vuoto nei momenti no. Non c’è tesoro che riesca a rasserenare la nostra anima.

Scrivo perché ho provato la condizione di sentirmi solo, senza un avvenire. Ma ho creduto per prima cosa nell’amore delle mie figlie e questo, e non è poco, è stato più che sufficiente per farmi rialzare e “combattere” la solitudine e il fallimento che sentivo dentro di me.

Solo attraverso le prove difficili ci si forgia e si cresce.

Soffrire, fa parte della vita terrena, perché, diversamente, non si può apprezzare il sorriso di un bimbo, un bel tramonto ecc.

Esorto ognuno di noi a non smettere di lottare per se stessi perché, attraverso questa strada, possiamo sempre offrire il nostro abbraccio a chi ne ha bisogno con la certezza che, provare a stare meglio, è un percorso che merita ogni nostra attenzione.

Non è egoismo, ma autodifesa.

Il sorriso di chi riusciamo ad aiutare, sarà la nostra soddisfazione, la nostra ricchezza mutuata ed estirpata dalla sofferenza.