DSC_3426Come una grande famiglia la città si è unita attorno al santo patrono

Come un grande pranzo di famiglia, cui tengono tutti a partecipare, così la festa di San Giovenale ha visto i fossanesi stringersi uniti attorno al santo patrono, nella comune appartenenza alla grande famiglia che è la città di Fossano. È la bella metafora con cui Derio Olivero, vicario generale della diocesi, ha iniziato l’omelia della messa pontificale celebrata domenica mattina in Duomo, il cuore della fede della diocesi.

Le celebrazioni religiose erano già iniziate nel tardo pomeriggio del sabato con la processione della teca con le reliquie del santo vescovo di Narni verso la chiesa della Santissima Trinità, dove sono stati celebrati i solenni vespri e una prima messa. Al centro l’investitura di Giorgio Cagliero, nuovo Rettore della Compagnia di San Giovenale, con un rito semplice ma efficace. Particolarmente forti le parole contenute nel rito che lo invitano a essere “il primo testimone di concordia e di pace, a servizio dell’intera collettività, per il bene comune”.

Il capriccioso tempo di questo inizio maggio, che sabato sera ha impedito il concerto all’esterno, ha invece regalato una bella domenica di sole e di caldo, cosicché tutto il programma della festa ha potuto dipanarsi in modo completo e solenne. A partire dall’esposizione dei quadri in via Roma, meno numerosi del solito, ma sempre capaci di suscitare curiosità, soprattutto in chi torna a Fossano magari solo in queste occasioni. La prima solenne processione, tra preghiere e canti delle litanie, ha riportato il busto reliquiario del santo dalla Santissima Trinità alla Cattedrale: qui, di fronte all’altare di San Giovenale, il sindaco ha acceso la lampada votiva con l’olio donato dal Comune. Oltre alla Giunta comunale al gran completo e all’assessore regionale ai trasporti Francesco Balocco, hanno partecipato alla messa i rappresentanti istituzionali dei comuni della diocesi, con stendardi e labari.

La solenne celebrazione si è svolta come da copione, sotto l’attenta regia di fratel Luca Gazzoni e l’animazione del coro “Cappella musicale” della Cattedrale. A presiederla il già citato vicario della diocesi, in sostituzione del vescovo ricoverato in ospedale. “Oggi siamo qui – ha detto don Derio Olivero – per ringraziare della nostra comune appartenenza alla città di Fossano” e per compiere un gesto che suscita una domanda: “Io cosa faccio seriamente per questa città?”. In un tempo in cui consideriamo le istituzioni “come nemiche e come qualcosa da usare per i nostri bisogni”, è una domanda impegnativa che interpella tutti quanti, “a partire dai cristiani cattolici che oggi sono qui riuniti a celebrare questo rito”. I cristiani, minoranza nelle società odierne, sono chiamati “ad essere un regalo per chi non ne fa parte. E il primo regalo è voler bene a chi è diverso da noi, è stare accanto, accompagnare, imparare… Il secondo è dare il meglio di sé”.

Come? Impegnandosi su tre fronti particolarmente urgenti per il nostro tempo: offrire speranza che nasce dalla fede nel Risorto (“basta con i brontolamenti su tutto e su tutti!”); saper costruire relazioni “perché il mondo non è fatto solo di finanza, di Pil, di lavoro…”; essere attenti a chi fatica, “seguendo l’esempio di Gesù che si ferma accanto a chi è in difficoltà, a chi è smarrito, a chi soffre, a chi piange”, soprattutto quando sembra che “costruire muri sia la soluzione più semplice”. “Sappiamo bene che queste tre cose sono difficilissime da realizzare, per questo siamo qui a celebrare l’eucarestia, a immergerci nella croce di Gesù per essere capaci della sua stessa dedizione, nell’attesa della sua venuta. Noi cristiani – ha concluso don Derio – siamo in cammino verso il domani, come tutti, senza avere già in tasca la soluzione ai problemi, ma cercando di aprire la strada. Dio cammina con noi, non siamo soli!”.

E così, alla fine della messa, ci si è incamminati in tanti, davanti e dietro le reliquie del santo patrono, lungo le strade che percorrono ogni giorno gli uomini e le donne della nostra città. Una processione – come vuole il nuovo rituale della festa rivisto alcuni fa – multicolore e folcloristica, con le confraternite della diocesi, le associazioni, la banda cittadina, gli sbandieratori, il labaro del Comune, sindaco, giunta e autorità militari, tra preghiere, marce solenni e rullare di tamburi (in piazza Castello c’è anche una breve esibizione degli sbandieratori che rendono onore al Santo). E, infine, dopo il saluto del Sindaco, la solenne benedizione sul sagrato del Duomo. Per chiedere un altro anno ancora, per intercessione del santo Giovenale, la protezione di Dio sulle case, le famiglie, le scuole, le officine, le aziende, i luoghi di ospitalità e di assistenza e ogni ambiente di vita e di lavoro, le strade (particolarmente necessaria, visti gli ultimi episodi di cronaca)… della nostra Fossano.

Carlo Barolo

Programma dei festeggiamenti

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