DSC01657Ha richiamato un numerosissimo pubblico sabato scorso lo spettacolo sul Caravaggio voluto dalla diocesi di Fossano, portato in scena nel cortile della curia vescovile da Masca teatrale, scritto e diretto da Antonio Martorello che è riuscito nel difficile compito di riassumere, con interessanti espedienti teatrali, la vita, le opere, i tormenti del Caravaggio e le emozioni che l’artista seppe suscitare, con i suoi dipinti, nei diversi strati della popolazione, in particolare fra il popolo.

Un racconto su diversi piani temporali: Mario, detenuto nella vita e sulla scena, fa rivivere al pubblico la rissa che avvenne nel maggio del 1610 fuori dalla locanda del Cerriglio a Napoli. Lo stesso Caravaggio, ferito alla testa, nel delirio rivive e fa rivivere altre importanti tappe della sua vita: il duello che lo porterà a macchiarsi di un omicidio che lo perseguiterà per tutta la vita; l’allestimento di alcuni suoi dipinti particolarmente significativi che suscitarono scalpore (molto efficace, a questo proposito, la presenza delle riproduzioni del Caravaggio – a mo’ di scenografia – che si “svelano” al pubblico via via che il racconto fa riferimento ad esse).

Illuminante l’incontro con la marchesa Costanza Colonna (che seguì a distanza l’artista per tutto il suo percorso, sostenendolo nei momenti più critici): anche in questo caso il dialogo fra i due consente di ripercorrere molte tappe della travagliata vita dell’artista e di conoscerne meglio i tormenti. Curiosi gli affreschi sulla Napoli delle contrade dell’epoca: la rissosità delle donne che sapevano però essere solidali e generose; la lazzaria, i bambini di strada (mirabilmente interpretati in uno dei due balletti dell’Estudio de danzas) che avevano un ruolo notevole, ma positivo, rispetto alla “paranza” di oggi.

Bravi gli attori di Masca teatrale e i ballerini dell’Estudio; particolarmente apprezzata la recitazione di Mario che, con il suo accento napoletano, ha reso magnificamente i modi di dire e le esclamazioni tipiche di quel dialetto. Il regista, dando il benvenuto al pubblico prima della messa in scena, ha spiegato di essersi trovato di fronte a due sfide: “Raccontare la vita di un artista che fece cose meravigliose ma anche cose abiette e raccontare la fede espressa nei suoi dipinti. Un passaggio difficile, questo, da parte mia, che non ho fede – se per fede si intende la religiosità, il rito. Ma se per fede si intende la ricerca del senso della vita, lì mi ritrovo. E infatti mi sono ritrovato”.

Don Derio Olivero, committente dell’opera teatrale, ha spiegato al pubblico perché la diocesi si occupa di arte. “L’arte ha molti punti in comune con la fede: è una ricerca di senso, di verità; non fa calcoli… Cos’è la fede se non una ricerca del senso della vita?”. Riferendosi al Caravaggio ha insistito sulla sua capacità di «osare». “Non si è limitato a portare avanti la «sana tradizione». Non ci si può aspettare che si tratti di un percorso facile, non bisogna spaventarsi delle fatiche che questo comporta”.

Ivana Borsotto, a nome del Mlal, ha invitato a riflettere sul “miracolo” di una mostra di un grande artista come il Caravaggio, arrivata in un piccolo centro come Fossano, collegata a un progetto per i bambini dello sperduto Burkina Faso.