“Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L’altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l’iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo.” Alessandro Baricco

Negli occhi di Raffaele Morra ci sono molte sfumature colorate in armonia tra loro. Forse gli occhi sono davvero vita in miniatura, come dice Baricco. Raffaele è nato a Fossano, dove ha iniziato il suo percorso presso l’Estudio de Danzas di Mirta & Marcelo Aulicio, di cui parla con affetto. Nella vita ci sono molti inizi e sono tutti importanti… ma la scuola di Fossano è il primo, è il posto in cui forse ha trovato le prove che il sogno si poteva realizzare. Senza l’Estudio quale storia sarebbe? Altri inizi: si forma a Torino presso l’Accademia Regionale di Danza del Teatro Nuovo e in molti altri contesti internazionali in cui apprende – e soprattutto fa’ suoi – diversi metodi accademici della danza classica, la scuola di Montecarlo, quella russa, inglese, americana e molte altre. Dal 2001 è artista e ballet master (si può tradurre con “maestro”, ma è qualcosa di più) nel Trockadero, una Compagnia di ballo unica al mondo che rompe con ironia e straordinaria bravura gli schemi della danza. Infrange l’idea che nella danza tutto giri intorno alle ballerine e che gli uomini debbano avere solo un ruolo in funzione alle regine uniche e assolute del palco, farle girare, alzare, mantenerle in posa e in equilibro. Mettono inoltre in discussione anche l’atmosfera magica delle fiabe raccontate dal balletto. Gli artisti del Trockadero distruggono entrambi questi schemi perché sul palco compaiono soltanto uomini, impegnati nella parodia dei grandi classici del balletto romantico. Ma non è tutto. Raffaele Morra ne parla così:“ci sono compagnie di ballo in cui diventa un robot, non nella mia dove invece ciascuno tiene ed esprime la sua personalità. Le risorse di ciascuno sono un valore aggiunto. Ad esempio gli otto cigni che portiamo in scena rappresentano otto tipi diversi di cigno. Esteticamente siamo insieme, ma le caratteristiche di ognuno sono accentuate e valorizzate”. A partire da questa frase l’intervista diventa una conversazione appassionata che dura alcune ore, trovo in Raffaele molti spunti su cosa vuol dire camminare, desiderare, sognare, imparare, crescere… il senso del progetto ilsognodiSantiago. Ogni persona è diversa, ogni studente e ogni insegante, e ciascuno può fare cose meravigliose partendo dalle proprie risorse, da buone dosi di consapevolezza, curiosità e con un “appropriato” metodo educativo, non troppo rigido e non troppo morbido. Gli chiedo della sua esperienza. Mi risponde così: “S’impara da tutto e non solo per se stessi. Ho avuto molti insegnanti, ciascuno di loro aveva un punto di vista diverso sulla danza, ed ho appreso da tutti. Questo mi è servito per scegliere il mio modo personale di insegnare, di trasmettere ad altri la mia esperienza, mettendo insieme il meglio da ogni metodologia. Per me due più due non fa solo quattro. Sono contrario a chi dice che la danza si fa in un solo modo… e se il corpo non lo permette? Può diventare pericoloso! La danza può essere un ambiente anche molto duro e competitivo, non sono leggende i vetri nelle punte o nei tutù!… Io sono contrario a tutto questo e ho scelto una compagnia di ballo in cui non è così e un modo di insegnare che asseconda la natura degli studenti mettendo al centro la persona e non una idea astratta di ballerino/a… se non sei alta e lunga non devi vivere le pene dell’inferno… non puoi insegnare dicendo a qualcuno “si fa così”, perché ogni persona è diversa, perciò a ciascuno bisogna far capire come può fare bene una cosa senza farsi male, insegnare è trasmettere valorizzando le persone!” Poi per farmi capire bene che cosa significa mettere la persona al centro, cosa vuol dire nella danza, Raffaele Morra mi fa un esempio che supera ogni considerazione teorica e trattato sui metodi educativi: “Se come dicono il segreto della pirouettes fosse davvero tutto nelle braccia come farebbe Simona Atzori? Io come insegante non dico mai si fa così, fallo… ma ti correggo, partendo da come sei tu.”  E conclude “la pirouettes è una roba tua!”. Non c’è da aggiungere nient’altro.

Negli occhi di Raffaele c’è la sua storia, tutti abbiamo una storia unica… ma la sua cattura l’attenzione più di altre, non solo per ciò che lo ha reso così conosciuto e apprezzato, per quanta bellezza, divertimento e ironica porta nei teatri di tutto il mondo, ma per il modo in cui ciò che fa ha dato e da forma al suo corpo e alla sua persona e per il modo in cui offre la stessa esperienza agli altri, ai suoi studenti. Negli occhi di Raffele ci ho letto le parole di Schopenauer “Solo la luce che uno accende a se stesso risplende in seguito anche per gli altri”… Ecco di cosa sono quelle sfumature colorate in armonia tra loro.

Monica Mazzucco
La Fedeltà, luglio 2015