Siamo una coppia di separati, divorziati e risposati civilmente nel 2002, che da una decina d’anni ha preso a partecipare regolarmente alle attività della nostra piccola comunità cristiana che gravita attorno alla chiesetta della Beata Vergine del Rosario, nel quartiere Bescurone di Bra. La nostra frequenza ai riti e alle iniziative religiose, rada e sporadica nei primi tempi, si intensificò poi gradualmente, e la nostra presenza fu ben accettata dalla nostra comunità.

Nel 2009, nella Parrocchia di Sant’Andrea, cui fa riferimento il quartiere Bescurone, venne organizzata una serie di incontri destinati ai separati e ai divorziati e così, circa una volta al mese, ci trovammo in un locale della casa parrocchiale riuniti con altre persone a pregare, discutere e confrontarci sulle nostre problematiche familiari.

Di tali incontri mia moglie fu subito soddisfatta, io invece avevo delle perplessità perché non mi pareva di vedere sbocchi a quanto stavamo facendo, e avevo l’impressione che chi ci accoglieva e “indottrinava” ci trattasse come dei “lebbrosi da curare con pazienza”, ma senza troppa fiducia.

Nel marzo del 2010 una nostra amica ci invitò a partecipare ad una riunione di separati e risposati a Mondovì, e fu qui che conoscemmo Paolo Tassinari e sentimmo parlare per la prima volta dell’esperienza de “L’anello perduto”, il progetto da lui coordinato col valido aiuto di Sandra, sua moglie.

Iniziò così la nostra esperienza nel gruppo, nel quale cominciammo a muovere i primi passi del nostro cammino, all’inizio con una certa titubanza, ma ben presto ci accorgemmo di essere stati accolti con vero affetto fraterno e la nostra integrazione fu completa.

Le riunioni, circa una al mese, talvolta si svolsero o presso il Seminario Vescovile di Fossano, o in alcune chiese della zona, ma spessissimo ci trovammo a casa di Paolo, dove il gruppo assumeva sempre più la dimensione di una famiglia in preghiera.

Era qui che si pregava, si vivevano momenti di laboratorio dove ognuno esternava e confrontava il proprio pensiero, i dubbi e le preoccupazioni con gli altri, dove si vivevano anche momenti di convivialità.

Il nostro cammino procedeva intanto lentamente verso una meta non precisamente definita, ma auspicata: l’integrazione in seno alla Chiesa.

C’erano momenti di entusiasmo e momenti di sconforto, e a volte nelle nostre opinioni si esprimevamo dei dubbi sui risultati di questo nostro cammino.

Quando il 13 marzo 2013 salì al soglio pontificio Papa Francesco e udimmo i suoi primi discorsi, e soprattutto quando Egli, un anno dopo, annunciò i due Sinodi sulla famiglia, i nostri cuori si allargarono e la nostra speranza crebbe e fu, quindi, con un po’ di delusione che alcuni di noi colsero le conclusioni di questa grande assemblea ecclesiastica: i tempi della Chiesa non sembravano ancora maturi per l’ammissione dei separati/divorziati in nuova unione ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia.

Io espressi apertamente il mio disappunto perché pensavo che “la montagna avesse partorito il topolino”, ebbi uno scontro verbale con chi guidava il nostro gruppo, e fui tentato di abbandonare l’esperienza de “L’anello perduto”, ma poi mi resi conto che bisognava continuare a camminare e saper aspettare pazientemente, e tornai ad impegnarmi disciplinatamente nel nostro gruppo, anzi fu proprio allora che lanciai l’idea di richiedere un’udienza al Papa.

Poi il 19 marzo 2016 il Santo Padre rese pubblica la sua esortazione post-sinodale “Amoris laetitia,” e da quel momento il nostro gruppo concentrò la propria attenzione sulla lettura e sulla discussione di questo documento prezioso.

Intanto Paolo si stava impegnando per portare a realizzazione il nostro sogno di poter essere ricevuti in udienza dal Santo Padre, e finalmente la mattina del 6 aprile 2016 il folto gruppo de “L’anello perduto” si trovò in Piazza San Pietro, ben visibile col suo grande striscione, ai piedi della scalinata della Basilica, a pochi metri da dove sedeva Papa Francesco, il quale scese poi verso di noi per scambiare qualche parola e qualche stretta di mano con i fortunati che si trovarono a lui più vicini.

Tornammo da Roma pieni di fervore e di entusiasmo e riprendemmo regolarmente le nostre riunioni di gruppo, nell’ultima delle quali, era il 4 settembre ‘16, Paolo, in modo inaspettato e ardito, ci ha suggerito un salto di qualità nel nostro cammino penitenziale, e ci ha proposto di concentrarci per un certo periodo, sulla riflessione circa la nostra relazione di coppia, partendo dalla lettura approfondita dei capitoli 4 e 8 dell’ “Amoris laetitia”, per porci in sintonia con queste indicazioni, nell’attesa che come Diocesi venga formulato un itinerario più preciso, in vista di un possibile accesso ai sacramenti per chi tra di noi si sentirà pronto a chiederlo.

Questa è la modesta storia dei circa 8 anni di cammino che mia moglie ed io abbiamo compiuto; siamo fermamente determinati a camminare ancora, perché la ricerca della conversione probabilmente è una ricerca che per un cristiano deve durare tutta la vita.