“Nella fine, l’inizio”: lectio divina con Stella Morra

Caricamento Eventi
  • Questo evento è passato.

Il percorso di Lectio divina promossa congiuntamente dall’Atrio dei Gentili e dall’Ac diocesana continua sabato 7 novembre, con la formula ormai collaudata e consolidata: un sabato al mese (dalle ore 15,30 alle 16,30), fino a maggio 2021, con il commento affidato alla teologa Stella Morra. La Lectio si terrà solo in streaming (attraverso la piattaforma Zoom). Chi desidera seguire l’incontro in diretta sul suo dispositivo (computer, tablet, smartphone), invii una richiesta via email ad atriogentili@gmail.com entro venerdì 6 novembre, riceverà il link per collegarsi.

Il tema dell’anno sarà «Nella fine, l’inizio …cercando parole e gesti di futuro».
Oggi: Giovanni 19,12-37  com-prendere/lasciarsi ferire

Come bracconieri, prendiamo a prestito il nostro titolo da un libro di Jurgen Moltmann (“Nella fine, l’inizio: piccola teologia della speranza”, Queriniana, 2018). Viviamo tutti in una strisciante sensazione di “fine”, non tanto biografica e individuale (come nel libro di Moltmann), piuttosto fine di forma di vita, di abitudini, di parole, di un modo di essere credenti. E sempre più ci sembra che questa fine sia strisciante: l’ingresso traumatico della pandemia è stato solo un rivelatore e acceleratore di movimenti di tramonto in atto da ben maggior tempo.

Dunque, anche in questo tempo, torniamo alla Parola di Dio, che non è libro di soluzioni, ma lampada per i nostri passi, cioè illuminazione perché noi (proprio noi, oggi) possiamo camminare nell’oscurità. Le chiediamo parole che ci aiutino a dire, dunque a capire e condividere, imparare e correggere. E, come ci insegna Mary Daly, quando ci si interroga intorno alla fede non si cercano parole qualsiasi, in particolare non si devono cercare “nomi” (simbolicamente appropriazioni e descrizioni), ma verbi e avverbi (l’agire di Dio nella storia e dunque il nostro agire responsabile e comune).

Non si tratta di parole da distinguere tra giuste o sbagliate, buone o cattive, ma piuttosto di raccogliere, nella inevitabile ambiguità della storia, l’eredità da conservare da ciò che finisce, per coltivare il seme che cresce misteriosamente; non sono opposizioni, ma piuttosto trasformazioni e metamorfosi. Cerchiamo dunque in verbi e avverbi che sembrano mostrarsi come “finiti”, verbi e avverbi che ci indichino l’inizio di un cammino nuovo, perché siamo viandanti nel continuo esodo della Parola che ci illumina.

Per informazioni: atriogentili@gmail.com