Non adesso, forse, ma prima o poi arriverà una storia in cui capiremo che ognuna delle nostre ossa è impastata con il sudore di tutti, viene dal pallido freddo in cui un miracolo ha bucato il nulla ed è cominciato il mistero in corso, la vita di ognuno ora così tremante e bisognosa di soccorso. Non adesso, forse, ma capiremo che non dobbiamo sprecare il tempo che passiamo assieme, il tempo di un sorriso, di una passeggiata. Guardiamoci, parliamoci con bella, commovente serietà. Curiamoci.

Franco Arminio, La cura dello sguardo, Bompiani, 2020, 45

La vita perfetta coincide con la leggibilità del mondo, il peccato con l’impossibilità di leggere (con il suo diventare illeggibile).

Giorgio Agamben, Altissima povertà. Regole monastiche e forme di vita, Neri Pozza, 2011, 40

Come bracconieri, prendiamo a prestito il nostro titolo da un libro di Jurgen Moltmann (“Nella fine, l’inizio: piccola teologia della speranza”, Queriniana, 2018). Viviamo tutti in una strisciante sensazione di “fine”, non tanto biografica e individuale (come nel libro di Moltmann), piuttosto fine di forma di vita, di abitudini, di parole, di un modo di essere credenti. E sempre più ci sembra che questa fine sia strisciante: l’ingresso traumatico della pandemia è stato solo un rivelatore e acceleratore di movimenti di tramonto in atto da ben maggior tempo.

Dunque, anche in questo tempo, torniamo alla Parola di Dio, che non è libro di soluzioni, ma lampada per i nostri passi, cioè illuminazione perché noi (proprio noi, oggi) possiamo camminare nell’oscurità. Le chiediamo parole che ci aiutino a dire, dunque a capire e condividere, imparare e correggere. E, come ci insegna Mary Daly, quando ci si interroga intorno alla fede non si cercano parole qualsiasi, in particolare non si devono cercare “nomi” (simbolicamente appropriazioni e descrizioni), ma verbi e avverbi (l’agire di Dio nella storia e dunque il nostro agire responsabile e comune).

Non si tratta di parole da distinguere tra giuste o sbagliate, buone o cattive, ma piuttosto di raccogliere, nella inevitabile ambiguità della storia, l’eredità da conservare da ciò che finisce, per coltivare il seme che cresce misteriosamente; non sono opposizioni, ma piuttosto trasformazioni e metamorfosi. Cerchiamo dunque in verbi e avverbi che sembrano mostrarsi come “finiti”, verbi e avverbi che ci indichino l’inizio di un cammino nuovo, perché siamo viandanti nel continuo esodo della Parola che ci illumina.

Il percorso di Lectio divina promossa congiuntamente dall’Atrio dei Gentili e dall’Ac diocesana inizierà sabato 17 ottobre con la formula ormai collaudata e consolidata: un sabato al mese (dalle ore 15,30 alle 16,30), fino a maggio 2021, nei locali del Seminario interdiocesano di Fossano, con il commento affidato alla teologa Stella Morra.

Un buon accompagnamento alla nostra riflessione sono le catechesi di papa Francesco delle udienze del mercoledì iniziate il 5 agosto 2020 dal titolo “Guarire il mondo”, ancora in corso, e la nuova enciclica sulla fraternità “Fratelli tutti”

17 Ottobre                Esodo 16,1-27                       cosa?/come?
07 Novembre         Giovanni 19,12-37                com-prendere/lasciarsi ferire
05 Dicembre           Esodo 32,1-20                      concludere/nel frattempo
09 Gennaio              Giovanni 6,1-15                    scartare/raccogliere
13 Febbraio              Esodo 12,1-11; 13,1-6           universalizzare/concretizzare
27 Marzo                   Giovanni 5,1-18                    esistere/curar-e/-si
24 Aprile                   Esodo 1,8-22                        creare/tessere
15 Maggio                 Apocalisse 12,1-18                finire/iniziare

Sede: Seminario Interdiocesano viale Mellano, 1 – FOSSANO
Orario: SABATO 15,30-16,45