Celebriamo la ‘Festa della vita’, di mons. Piero Delbosco Vescovo

A tutti giunga il mio augurio di Buon Natale attraverso questo messaggio. È un momento di festa che tutti ci coinvolge, ci raduna e ci fa pensare.

“Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,10-11). A sprigionare questa ‘grande gioia’ è la nascita del Salvatore. In Lui cogliamo il senso pieno di ogni nascita umana. È l’inno alla vita che parte da Betlemme e che si riversa su ognuno di noi. Natale è una “realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell’amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli” (cfr ‘Evangelium Vitae’, n. 2, di San Giovanni Paolo II).

Natale è fare memoria di quanto è già avvenuto nella storia, di quanto ci precede. È come raccogliere tutte le nostre forze per proiettarci verso il nostro avvenire.

Natale è il punto di congiunzione tra passato e futuro, atomo vivificatore grazie al quale esistenze disgregate possono ritrovarsi per esplodere nella gioia della comunione. Ognuno di noi può essere un atomo disgregato dagli altri ma, se ci mettiamo insieme, siamo un vulcano dal quale esplode una forza ineguagliabile di Vita!

“Questo è per voi il segno: troverete un Bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Il Bambino nella mangiatoia, oggi, è il corpo che noi stiamo diventando e che Egli ci dà di diventare. Il Bambino nella mangiatoia è il corpo di Cristo già nato e sempre in via di nascere.

Per avere accesso a questo Mistero (del Dio-Bambino nella mangiatoria) è accettare di essere inclusi, incorporati. Guardando questo Bambino datoci per il nostro compimento e la nostra gioia, noi contempliamo la Vita e l’Amore che a noi si consegnano per liberarci e introdurci nell’infinito Mistero di Dio che è Vita e Amore.

Natale è fare dono della nostra gioia di vivere. Anche se siamo limitati, anche se siamo consapevoli di essere fragili, Dio ci ha resi partecipi della sua missione. Abbiamo tante cose buone da donare. Non necessariamente sono cose materiali. A volte basta l’ascolto, la pazienza, un sorriso, un po’ di tenerezza e … tutto assume un altro colore. Ogni vita per essere tale deve essere condivisa e, perché la mia vita sia piena, io devo, con impegno e responsabilità, far sì che anche la vita degli altri arrivi a pienezza. Nessuno può essere felice da solo e nessuno può vivere autenticamente la vita per conto suo isolandosi dagli altri. Forse, fare Natale, vuol anche dire rompere le catene di estrema riservatezza che ci isolano e che ci rendono tristi.

A quella grotta sono arrivati tutti, persone semplici e studiosi, vicini e lontani, poveri e ricchi; tutti hanno portato se stessi. Prima quei neo-genitori hanno sperimentato il rifiuto; ora, stupiti, sono attorniati da visite inattese. Maria e Giuseppe presentano Gesù, condividono la loro gioia. Natale ci insegna ad aprirci sempre più alla solidarietà e alla condivisione. Non basta fare in modo di stare bene io e lasciare che gli altri facciano la loro strada. Finché c’è qualcuno che sta male, che prova disagio, che ha ferite profonde da sanare, non posso far festa pienamente. Come Chiesa siamo un corpo solo, dobbiamo far circolare l’Amore e la Carità vera.

Il mio augurio è che tutti, in questo Natale, possiamo comprendere che non possiamo soltanto dire di conoscere Dio e credere in Lui. Dobbiamo dare la nostra testimonianza, o almeno il tentativo di costruire insieme la civiltà dell’Amore. Solo così la nostra festa sarà piena.

Buon Natale a tutti.