È morto nella notte nella Casa del Clero di Fontanelle don Carlo Musso. Aveva 92 anni. Si è spento a poco a poco, accudito dal personale della Casa e dai familiari. Lascia il fratello Mario, l’unica nipote Lara (con Sabino) cui era molto legato, i pronipoti Chiara, Francesco e Silvia. Il rosario viene recitato giovedì 20 ottobre alle 19.00 nella chiesa parrocchiale di Centallo, i funerali si celebrano venerdì 21 sempre a Centallo alle ore 15.00.

Don Carlo – che era nato a Marsaglia nelle Langhe monregalesi, il 25 novembre del 1929 – venne ordinato sacerdote il 27 giugno del 1954; dopo due anni e mezzo come curato a Cervere, arrivò nella parrocchia del Salice a Fossano nel dicembre del 1957 dove rimase fino a settembre 2009. Lasciato il Salice, si trasferì “in pensione” a Centallo, dove abitò per alcuni anni in un alloggio di via Vico con la sorella Ida (fino alla morte di quest’ultima, avvenuta a fine dicembre 2020). A Centallo continuava a collaborare svolgendo il suo servizio pastorale in parrocchia, al San Camillo, a Mellea… fino a quando il suo fisico non ha più retto e ha scelto di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Fontanelle.

Gran parte della sua vita di sacerdote, cinquant’anni!, è stata spesa per il Salice, prima accanto a don Lorenzo Berardo per 10 anni come curato, poi dal marzo del 1968 come parroco. Un periodo lungo, durante il quale don Carlo ha inevitabilmente dato una forte impronta personale, uno stile di essere chiesa. Il suo modo di “impostare i lavori” e di vivere il ministero di parroco è andato di pari passo con i grandi cambiamenti che la Chiesa stava attraversando in quel periodo, in particolare è stato ispirato dal vento nuovo del Concilio Vaticano II (di cui in questi giorni ricordiamo i 60 anni di inizio).

Nasce di qui la sua attenzione privilegiata per i laici, valorizzati non solo come collaboratori, ma resi corresponsabili della vita parrocchiale, in molteplici ambiti: dal gruppo San Vincenzo a quello della Caritas, dal Consiglio Pastorale (per tanti anni presieduto da un laico, in barba alla relativa norma canonica) al forte impulso dato all’Azione Cattolica fino al comitato del Borgo… Non c’è aspetto della vita parrocchiale che non sia stato affidato alla loro cura. “In questi 50 anni di convulsa trasformazione del quartiere sei stato come il nocchiero: hai saputo cogliere ciò che di buono e positivo nasceva, guardando al nuovo senza paura, nello spirito del Concilio” disse il sindaco Francesco Balocco nel settembre del 2009, in occasione del saluto di don Carlo alla parrocchia. Lo stesso sindaco insieme a tutto il Consiglio comunale, pochi mesi più tardi, nel luglio del 2010, conferì a don Carlo la cittadinanza onoraria.

Così la riforma liturgica conciliare ha alimentato e fatto sbocciare il suo amore per la liturgia che si è tradotto nella cura delle celebrazioni domenicali, nell’impulso dato alle corali parrocchiali, nell’attenzione ai tempi forti dell’anno liturgico. E non dimentichiamo l’impegno nella catechesi, per formare giovani e adulti capaci di vivere da laici nella comunità ecclesiale e nella società civile. Oltre alla Chiesa di persone, ha contribuito anche a far crescere e ampliare quella di mattoni. Tanti gli interventi, sia nel sostenere con impegno e convinzione le strutture lasciate in eredità dal suo predecessore (come la scuola Materna e l’Opera Pia “Marchisio”) sia nel realizzarne di nuove.

Il suo essere sacerdote non gli ha certo impedito di coltivare le sue passioni: la musica (quanti spettacoli alla stagione lirica dell’Arena di Verona!), la convivialità e l’amicizia a tavola attorno ad una bottiglia di buon vino, i viaggi con gli amici (sono pochi i paesi del mondo che don Carlo non ha visitato), la famiglia.

Ciao don Carlo, riposa tra le braccia di Dio e, come ha scritto un amico, “Prendi possesso delle vigne del Paradiso”.

 

Tratto da La fedeltà online