L’esperienza della Diocesi di Modena

Quella di mons. Erio Castellucci, rappresenta la prima Lettera in ordine di tempo di un Vescovo, che in maniera organica e strutturale coniuga le esigenze di rinnovamento della pastorale familiare alla luce dell’esortazione Amoris Laetitia, in un tempo e in uno spazio precisi: l’oggi di una Diocesi italiana.

Si tratta di un documento di 64 pagine dal titolo: “E’ il Signore che costruisce la casa. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare”, frutto di un vero e proprio cammino sinodale, che ha saputo cioè coinvolgere in vari step le varie componenti di quella Chiesa locale, e culminato nella stesura del testo già nell’autunno scorso. “La Chiesa “in uscita” – scrive mons. Castellucci – e non arroccata su se stessa, che il Papa prospetta nella Evangelii Gaudium è una comunità non tanto che va “per strada”, ma che “fa strada” con le persone, prendendole per mano dal punto in cui sono verso la meta. Noi desideriamo “fare strada” con le famiglie, perché siano le famiglie stesse a prendere per mano le altre famiglie – assumendone le fragilità materiali, affettive, morali e spirituali – e incoraggiarle a camminare verso il Signore” (pag. 5).

Lo stile della Lettera è pacato e sereno, molto distante da prese di posizioni ostili ad Amoris Laetitia che invece troviamo in altri ambiti ecclesiali, e per togliere di mezzo qualsiasi dubia (il paradigma adoperato da alcuni Cardinali per manifestare al Papa alcune loro perplessità al testo), ancora a pag. 5 troviamo scritto: “Siamo chiamati a passare da una pastorale della perfezione a una pastorale della conversione: dove la meta, la dottrina, rimane la stessa, ma viene evidenziata la necessità di accompagnare verso la meta e non di sedersi alla meta, per additare la posizione di chi sta camminando per strada”.

Per parlare di famiglia, mons. Castellucci imposta la sua Lettera utilizzando la metafora della “casa”, e scorrendo l’indice si trova questa sequenza: I. Una casa di grandi dimensioni, II. Una casa in costruzione, III. Una casa in restauro, IV. Una casa dalle fondamenta e struttura solide, V. Una casa aperta alla comunità civile e religiosa.

Dopo aver evidenziato la molteplicità delle tematiche che ruotano attorno alla famiglia, nel secondo capitolo colpisce la lapidaria constatazione: “Intorno al pozzo molti discutono sull’acqua, pochi, chinati ne attingono”, evocata per mettere a nudo un difetto diffuso nella comunità cristiana (e non solo modenese!), cioè quello di limitarsi a dire “bisognerebbe fare…bisognerebbe cambiare…” rimanendo però distanti a denunciare ogni genere di male, e senza muovere un dito; l’atteggiamento cioè di chi vede i problemi (o le risorse che si potrebbero attivare), ma continua a lamentarsi senza decidere di muovere un passo, osare un inedito, per paura di fare brutte figure. La proposta per la variopinta Diocesi di Modena (oltre 400.000 abitanti!) è tanto semplice quanto ardita: mettere in rete sia le tante iniziative presenti nel territorio ma spesso scollegate tra loro, sia il prezioso lavoro dei differenti operatori, in sintonia con i due principi di Evangeli Gaudium: il tutto è superiore alla parte, e l’unità prevale sui conflitti.

Il capitolo seguente, quello della casa in restauro, mira a prendersi cura di chi nelle mura della casa ha vissuto esperienze di “terremoto”: lutti, crisi, incomprensioni, rotture, persone omosessuali, disabili, perdita del lavoro, …chiamando a raccolta i soggetti disponibili a prendersi cura di queste situazioni, e valorizzando le attività esistenti. Una particolare attenzione viene dedicata alle coppie che sulla base del fallimento del precedente matrimonio, chiedono da conviventi o uniti in forma civile di partecipare pienamente all’Eucarestia; la Lettera di Castellucci è interessante perché propone un exursus della riflessione e della prassi della Chiesa a questo proposito dalle origini fino ad oggi, aprendosi all’ulteriore passo compiuto da Amoris Laetitia.

Accenna ad alcune tappe del discernimento auspicato dal cap. 8 con le coppie in nuova unione, che devono prevedere il rasserenamento da risentimenti e accuse, il cammino in un gruppo dove crescere e ascoltarsi, un piccolo servizio nella comunità, e l’accompagnamento con una coppia tutor; è infine individuata una coppia, e non un presbitero, responsabile di questo servizio in Diocesi, con tanto di numero di telefono scritto!

Il capitolo sulle “fondamenta solide”, cioè la vita liturgica e quella spirituale, è centrale nella Lettera del Vescovo di Modena e forse quello più istruttivo perché riprende il cap. 4 di Amoris Laetitia: in questa parte è messo a tema il “calcestruzzo” nella vita della coppia e della famiglia, perché “nessuno può estrarre da se stesso la capacità donarsi, di amare senza riserve” (pag. 44); mons. Castellucci torna anche in questa parte al tema della possibile riammissione all’Eucarestia di coppie in nuova unione, che non contraddice affatto la verità dell’indissolubilità del matrimonio altrui.

Dopo aver richiamato il nesso inscindibile tra famiglia e comunità civile e religiosa, la Lettera chiude ricordando come nel tessuto familiare si nasce, si cresce, ci si ama, si sogna, si genera, si sperimentano le sofferenze e i fallimenti, si riprende a camminare, si invecchia e si muore; se come comunità cristiana sapremo prenderci cura con creatività e coraggio dell’amore nella famiglia e della coppia così come esso si mostra, e non solo come vorremmo che si presentasse, Amoris Laetitia sarà onorata.