L’esperienza della separazione dal coniuge è ogni volta una ferita profonda, sia per chi la vive in prima persona e sia per chi, familiare o amico, ne resta inevitabilmente coinvolto. Come sappiamo nella storia della crisi di una coppia, si passa dal “fulmine a ciel sereno” come quando, quasi improvvisamente, il rapporto si incrina e si spezza, fino alla scelta di separarsi che viene condivisa, o perlomeno presagita, tra i due ex. Scelta che, sovente, è accompagnata da sentimenti opposti che oscillano dall’estremo della rabbia e della frustrazione a quello della “liberazione” e della “rinascita”. Il ventaglio delle situazioni è molto ampio, è impossibile generalizzare, ma certamente a fronte del fallimento di un matrimonio, gli equilibri delle persone coinvolte cambiano.

Ultimamente un amico si chiedeva: “Come posso vivere la mia fede e il mio rapporto con Dio ora che sono separato? Il mio essere credente è diverso dopo la separazione, non è più quello di prima; sento gli uomini e le donne di Chiesa come giudici della mia storia, anche se non la conoscono, e mi pesa. Vado a Messa sempre di meno, perchè non mi sento nel mio posto; da sposato, credere in Dio era più facile, si avevano più certezze”.

A partire da queste sollecitazioni, l’Uff. Famiglia delle diocesi di Cuneo e di Fossano – prog. “L’anello perduto”, mercoledì 23 marzo 2022 ha proposto un incontro sul tema “Separati, divorziati e credenti. Quale fede può sopravvivere quando un amore muore? Tracce di spiritualità cristiana” a cura del prof. Angelo Fracchia, docente di religione e biblista.