Riportiamo di seguito alcuni riscontri dei partecipanti alle 3 serate di laboratorio + una di verifica, condotte dalla dott.ssa Silvia Ornato, realizzate nell’autunno 2015. Il percorso denominato “Storie in trasformazione”, aveva già ottenuto nell’esperienza dell’anno passato ottimi risultati e favorito in chi ne aveva preso parte, processi di maturazione e crescita.

Innanzitutto sono soddisfatta del percorso e per niente pentita di aver fatto tanti km che sono stati utili per un confronto prima e dopo gli incontri.
Una cosa bella è stata … incontrare altre persone che vivono situazioni e sofferenze simili alla mia, che si trovano in tempi e maturità diverse di questo cammino di accettazione. Inoltre ho trovato molto preparate, delicate e attente le conduttrici degli incontri.
Una cosa meno bella … è stato il poco tempo (come numero di incontri) per sviscerare i numerosi temi che ci riguardano. Grazie ancora e a presto

 

Il percorso è stato per me una conferma  che si sbaglia in 2. E’ stato bello perchè non ti senti solo. Lo è stato meno perchè vedi gente che fatica ad accettare per ricominciare.

 

Per quanto riguarda le serate di laboratorio, mi sono trovata bene. La mia esperienza di separazione è già datata e di strada e percorsi ne ho già fatti.  Ho partecipato con l’aspettativa di trovare stimoli di riflessione alla difficoltà a trovare una identità condivisa dentro di me e all’interno della Chiesa:  i separati sono soggetti che spesso non si sa dove mettere e cosa farne. Questo a prescindere dalle indicazioni dei documenti ufficiali.
Non era questo l’oggetto. Ma ho riprovato, attraverso le storie degli altri amici, la sofferenza antica, ma in modo diverso, non devastante, quasi come il segno di una sensibilità rimasta immutata, quando pensi di essere diventata cinica.
L’ultima sera, andando casa, ho rivisto i volti delle persone del gruppo, la sofferenza che avevano portato, e mi è venuto da pensare ai volti dei  rispettivi compagni/e che non erano lì e a quanta sofferenza era rimasta fuori dal cerchio.

 

Ciao Paolo, prima di tutto voglio dire che è stata una bellissima esperienza.
La cosa bella è stata quella di trovarmi con delle persone mai viste prima e di riuscire a parlare liberamente, senza aver paura di essere giudicata di cose molto personali, fidandomi.
E’ stato bellissimo il “gioco” fatto venerdì, non mi sono mai sentita così tranquilla nel farmi guidare, mi sono fidata al 100%  (cosa che non mi capitava da anni e pensare che la persona che mi guidava era per me sconosciuta), bellissima sensazione; eravamo talmente in sintonia che alla fine, tutti bendati abbiamo iniziato a cantare, stupendo!
La cosa meno bella, se la si può così definire, è stato ricordare “certe cose”, ma è giusto farlo, aiuta a scaricare quello che uno ha dentro.
E’ stato bello, bello, bello.

 

Ciao Paolo. Chiedevi di scrivere una cosa bella è una non bella di questo percorso … difficile trovare una cosa che emerge perché è stato tutto molto ben confezionato e, per me, un cammino positivo e che ha più che soddisfatto eventuali aspettative (che in questo periodo non sò neanche bene quali posso permettermi di avere…).
Metto il punto esclamativo su come siamo stati coinvolti “tridimensionalmente”, un percorso che ci ha fatto lavorare sul passato per aprirci al futuro, al dolore più profondo per capire che non siamo soli, al coinvolgimento “fisico” con il contatto con l’altro e la condivisione di una esperienza sensoriale. Per me una completezza efficace!
Unico neo, nella seconda serata al momento della scelta delle immagini, visto che mi sono ritrovato a cercare inutilmente … Forse erano poche o poco visibili, non che ogni immagine debba essere a disposizione per tutti …
Ho pensato a una breve attività da proporre per l’ultima serata. Bisogna anticipare a qualcuno quello che vogliamo fare?

 

Ciao Paolo, scusami se rispondo solo ora alla tua richiesta.
La cosa  bella, anzi le cose belle: il percorso, breve, ma profondo, il clima di empatia che si è creato nel gruppo, l’energia che ho avvertito attraverso l’esperienza di un gioco di fiducia.
Un pensiero che mi ha abitato l’ultima sera è questo: “qui ho incontrato tante belle persone, tutte diverse; ognuna mi ha trasmesso qualcosa della sua bellezza”, l’accoglienza e la presenza tutte le sere di 2 o 3 persone che avevano già fatto il percorso.
Per me cose meno belle non ci sono state, se non il fatto che il percorso ha creato l’ elaborazione della ferita e quindi ho provato dolore … ma incanalato verso la cura della ferita. Grazie ancora per questo progetto diocesano perchè aiuta a incontrare e condividere la stessa esperienza di dolore e crea amicizie … quindi va a colmare la solitudine che una separazione crea.
Di cuore. Grazie.

 

Ciao Paolo, perdonami il ritardo della risposta. Non ho la connessione internet e ti rispondo dal cellulare. Ho ricevuto le tue comunicazioni. Per me è un’esperienza positiva per la condivisione con gli altri, con alcuni proprio da questo è nata un’amicizia e abbiamo iniziato a scambiarci i recapiti per sentirci. L’Unione fa la forza… Molto profondo e professionale il contributo della dott.ssa Ornato. Niente di negativo. Ottima l’idea di proseguire il cammino insieme. Ti ringrazio. Arrivederci a presto.

 

Ciao Paolo, scusa se ti rispondo solo ora … ma sono stato sopraffatto dagli impegni lavorati e non.
Le tre serate con la dott.ssa Ornato sono state un bel momento di incontro e condivisione. Sicuramente la cosa più bella è stata il clima intimo e sincero che si è creato tra persone sconosciute ma accomunate da uno stesso evento che ha segnato la loro vita.
Non è sempre facile parlare di certe ferite ma credo che sia l’obiettivo di percorsi dedicati tipo questo. Sono contento che questo si sia verificato.
La cosa meno bella è che sia già finito, intendo dire che forse una sera in più non ci stava male, considerando la prima sera di conoscenza e ambientamento.  Ottima per quanto mi riguarda la guida della dott.ssa Ornato con interventi precisi e tematiche che arrivavano al bersaglio.
Ci vediamo ai prossimi appuntamenti.

 

Carissimo Paolo, grazie per la buona notizia riguardo alla cena del 28 novembre.
Colgo l’occasione per inviare le mie risposte alle due domande scritte sul foglio che ci hai lasciato venerdì scorso.
1) Nelle serate ho apprezzato il clima di piacevole e distesa confidenza che si è creato fin dall’inizio, pur non conoscendoci affatto. I due esperti hanno reso l’atmosfera serena e amichevole fin da subito, permettendo a tutti di sentirsi a proprio agio nel parlare di sé senza troppi limiti e di esprimersi senza paura.
Non ho critiche da fare, se non il limite del tempo a disposizione e, forse, il numero un po’ ridotto di incontri. Quanto ai suggerimenti, proporrei quindi un numero maggiore di incontri, per poter meglio conoscere la compagine umana che vi partecipa e permettere un lavoro di ricerca personale un po’ più profondo.
2) I bisogni che ora rilevo in me e che mi piacerebbe affrontare insieme ad altri genitori separati sono quelli che riguardano la crescita dei figli in questa nuova dimensione, purtroppo non prevista quando essi sono venuti al mondo: come fare per evitare che anche in loro maturi il pessimismo e la tristezza che pervade un po’ la nostra nuova vita? come aiutarli a continuare a credere nel valore di una famiglia unita che supera le tempeste della vita, nonostante il modello che loro hanno sperimentato? come fare per evitare che perdano la fiducia nel futuro? come aiutarli all’arrivo, eventuale, di un nuovo compagno o compagna nella nostra vita?

 

Le cose che ho apprezzato di più sono:
– la grande competenza e umanità dei formatori
– l’atmosfera amichevole che si è instaurata da subito tra i partecipanti
– il confronto costruttivo, ben diretto dai facilitatori
Potrei suggerire di inserire dei momenti di colloquio personale con gli esperti.
A me piacerebbe creare una rete o un forum dove poter condividere esperienze e problemi o anche solo chiedere consiglio su situazioni che altri hanno già affrontato e magari risolto.

 

Carissimo Paolo, innanzitutto ti ringrazio personalmente per l’impegno per questo argomento che interessa tante persone.
Circa questa ultima sessione di laboratori, ho molto apprezzato il tema del desiderio per ripartire, mi ha molto colpito quando è stato detto che fa parte anche del volersi bene. E’ in effetti un argomento delicato ma anche cruciale per le nostre vite ed il fatto che se ne possa parlare è già un segno prezioso.
Alla prima serata ero rimasto un po’ perplesso circa l’approccio in cui molti si sono sfogati, in realtà dalla seconda ho avuto davvero un ottimo riscontro circa il metodo usato che, all’inizio, faceva un’analisi della volta precedente. Il gioco, poi, è stato un mezzo per aprirsi e relazionare. Direi davvero molto bene, i relatori in tal senso, sono stati molto bravi, complimenti!
La mia proposta è stata letta nel pensiero, avrei infatti ipotizzato un periodo più lungo, quale un we per esempio, proprio per avere il tempo necessario ad entrare maggiormente negli argomenti, grazie per averci pensato!
Un caro saluto a te ed a tutta la tua famiglia

 

Ciao Paolo, colgo l’occasione per risponderti alle domande riguardanti le tre serate.
Ho apprezzato le attività di condivisione cioè i giochi di vario tipo; forse mi sarei aspettata qualcosa di più per quanto riguarda gli interventi dei dottori oltre al riassunto dei nostri interventi della volta precedente e la spiegazione delle attività. So, per aver fatto altre esperienze del genere, che uno degli scopi è farci parlare, sfogare e da parte loro riassumere, evidenziare aspetti rilevanti emersi dai nostri interventi, ma io mi aspetto qualcosa di più, qualche consiglio, aiuto, risposta che non so darmi e che loro, magari, non possono darmi.
In realtà non saprei cosa suggerire anche perché credo di essere io il vero problema che continuo dopo quasi 3 anni, con un’intensità e un dolore che non riesco a placare a stare male e non riesco ad accettare la vita che non ho scelto di vivere. Tutto ciò che faccio, e ti garantisco che ho provato a fare parecchie cose anche belle e interessanti da tanti punti di vista, mi sembra un ripiego e mi trovo a pensare che l’unica cosa che mi interessa è tornare ad avere quella bella famiglia che avevo, vedere i miei figli (di 19 e 21 anni) allegri e sereni come un tempo e invecchiare con quella persona che mi ha sostituita (ci ha sostituiti). In questi 3 incontri osservavo i miei “compagni di sventura” e notavo che alcuni di loro riuscivano, nella loro sofferenza, a interagire, partecipare maggiormente, a divertirsi. Io non riesco ancora chissà, come mi dicono tanti, è solo questione di tempo…..
Ti ringrazio davvero perché è comunque importante sapere di non essere soli, sapere che ci sono persone che hanno a cuore le sofferenze degli altri e si adoperano per cercare di alleviarle.